Feste religiose

momenti da non perdere per vivere l’atmosfera isolana

feste religiose sull'isola d'ischia

Numerosissime sono le chiese, le ricorrenze sacre, i riti, le espressioni della devozione della gente nell’isola d’Ischia. Il popolo ischitano ha infatti a cuore la tradizione cattolica dell’isola e, da sempre, tutela le memorie storiche che connotano Ischia, comprese quelle a carattere religioso.

Ogni Comune, ma diremmo quasi ogni frazione, ha il suo patrono, e, ancora oggi, le famiglie ischitane danno spesso ai propri neonati il nome del Santo a cui sono devote.

Vi sono, poi, alcuni Santi a cui spetta una sorta di posto d’onore. Da ricordare i due patroni dell’isola:
• San Giovan Giuseppe della Croce, frate nato a Ischia nel XVII sec., patrono del comune di Ischia e Compatrono dell’isola;
• Santa Restituta, martire paleocristiana, patrona di Lacco Ameno e compatrona di Ischia.

Le celebrazioni in onore di questi due Santi patroni sono eventi che conservano intatto il fascino delle feste religiose di un tempo.

La ricorrenza dedicata a San Giovanni Giuseppe della Croce cade la prima domenica di settembre, e i festeggiamenti nelle strade del borgo di Ischia Ponte durano quattro giorni.

A Santa Restituta sono dedicati ben undici giorni di solenni festeggiamenti, che si tengono dall’8 al 18 maggio a Lacco Ameno; il momento culminate cade il 17 maggio, giorno della celebrazione della Santa, in cui viene organizzata anche una suggestiva processione.

Oltre alle due principali feste religiose vanno anche menzionate quelle in onore di:
• San Vito, che si celebra a giugno a Forio e dura 4 giorni, in cui si alternano momenti religiosi di omaggio al Santo a momenti ludici e ricreativi, come la tradizionale fiera o le performance bandistiche;
• Sant’Anna a Ischia, che si tiene a luglio e prevede una suggestiva gara tra barche addobbate in modo così spettacolare da diventare vere e proprie installazioni artistiche.

Le feste religiose ad Ischia sono momenti da non perdere per il turista che vuole vivere pienamente l’atmosfera isolana e immergersi in un contesto emozionante e profondamente sentito dagli abitanti.

FESTA DI SANT’ANNA A ISCHIA

Santa Anna si festeggia il 26 luglio, quando residenti e turisti, provenienti da tutta l’isola, dalla vicina Napoli e non solo, si riversano fra le stradine del borgo di Ischia Ponte per assistere alle celebrazioni in onore della Santa. In questa occasione si assiste a una commistione assai suggestiva di ricorrenza religiosa e festività laica. Infatti, durante i festeggiamenti per la festa di Santa Anna ha luogo una spettacolare competizione fra “zattere”, che sfilano di fronte a migliaia di persone assiepate sugli scogli intorno alla baia di Cartromana e su moltissime barche. La gara ha lo scopo di scegliere la barca più originale ed evocatrice della Santa.

L’idea di questa festa nacque negli anni ’30 del Novecento, quando alcuni pescatori della Mandra, spiaggia all’ingresso di Ischia Ponte, vollero decorare le barche con cui, nel giorno dedicato a Santa Anna, patrona delle partorienti, si recavano a pregare insieme alle loro famiglie presso la chiesetta a lei dedicata.

La cappella di Santa Anna, infatti, si trova proprio di fronte agli scogli della baia di Cartaromana (che per questo si chiamano scogli di S. Anna). I fedeli raggiungevano, perciò, questo speciale luogo via mare, non senza aver provveduto a portare con sé piatti tipici dell’isola, come parmigiana di melanzane e coniglio alla ischitana, con cui banchettavano dopo le preghiere.

In breve tempo, anche gli altri pescatori adornarono il proprio gozzo, prima con tralci vegetali e ghirlande, poi con vere e proprie scenografie, e si ufficializzò la gara. Le barche in competizione divennero via via più grandi, fino a trasformarsi in veri e propri palcoscenici sull’acqua, con scenografie e figuranti. I temi prescelti in genere si ispirano alle tradizioni e alla storia locale, ma nel tempo si è lasciato libero spazio a ogni forma di creatività.

In principio, la competizione era riservata ai quartieri del solo comune di Ischia, ma nel dopoguerra, si coinvolsero gli altri Comuni dell’isola e, in talune edizioni, anche le altre isole del Golfo di Napoli.

L’antica usanza dei contadini di celebrare S. Anna, accendendo falò sulle alture, visibili dalla baia di Cartaromana, a partire dall’Epomeo e fino alle colline di Campagnano, ha trovato la sua evoluzione moderna nei fuochi d’artificio, sempre presenti a corollario della festa.

Da segnalare, infine, lo scenografico “incendio” del Castello Aragonese, che simula, in un gioco di luci e fumo, un mai avvenuto assalto dei saraceni al Castello stesso. In effetti, anche se il rappresentato assalto non ha alcun fondamento storico, il Castello ha comunque protetto per secoli la popolazione di Ischia dai pericoli esterni.

FESTA DI SAN VITO A FORIO D’ISCHIA

festa di san vito d'ischiaLa festa di San Vito, che cade alla metà del mese di giugno, è molto sentita dagli abitanti di Forio d’Ischia, che ogni anno portano in processione per le strade del Comune la bella statua.

La scultura di San Vito è in rame e argento e venne disegnata dallo scultore Giuseppe Sanmartino (autore anche del Cristo Velato presente a Napoli nella cappella San Severo) e colata da due orafi napoletani nel 1787 (ma il culto del Santo è molto più antico). L’opera di rivestimento di oro della statua fu finanziata addirittura attraverso una tassa su tutte le caraffe di vino vendute nelle osterie.

Vito era un giovane cristiano forse di origine siciliana, che durante le persecuzioni dell’imperatore Diocleziano fu martirizzato per non aver voluto rinnegare la propria fede. La statua di San Vito lo raffigura, quindi, come un ragazzo che porta la palma del martirio; accanto a lui sono seduti un cane ed un leone, tradizionalmente associati a questo Santo, mentre il grappolo d’uva fra le mani, lo collega specificamente all’isola.

Il cane è il simbolo che indica la protezione del Santo contro malattie neurologiche, come per esempio quella che popolarmente viene chiamata “Ballo di S. Vito”. Si racconta che San Vito guarì dalla malattia (l’epilessia) il figlio dell’imperatore Diocleziano.

Il leone sta a ricordare presumibilmente uno dei martiri che San Vito subì: fu dato in pasto ai leoni, ma essi lo risparmiarono rimanendo mansueti.

Veniamo al grappolo d’uva: nell’Ottocento i vigneti ischitani furono colpiti da gravissimi attacchi di crittogama, un fungo che distruggeva le piante. L’economia di tutta l’isola, e di Forio in particolar modo (poiché in questa zona la superficie coltivata a vite era assai estesa), fu messa in grave crisi.
Naturale che i contadini e le loro famiglie chiedessero aiuto al Santo patrono: la leggenda dice che una barca carica di zolfo, il rimedio che salvò i vigneti ischitani, fu fermata al largo di Forio proprio da S. Vito, che pagò la salvifica sostanza con un anello che apparteneva alla sua statua. In realtà, lo zolfo arrivò sì via mare, ma portato dai tre fratelli Sanfilippo, provenienti dalle Eolie (dove si trova zolfo in grande quantità) e furono essi a farlo conoscere ai disperati vignaioli ischitani.

Tuttavia, il suggestivo racconto dell’aiuto recato da San Vito ai suoi fedeli è più che mai vivo nelle famiglie foriane, al punto che durante la festa si usa adornarne la statua con grappoli d’uva appena raccolti, ancora acerbi essendo il mese di giugno, ma irrorati di zolfo, come tuttora si usa nelle vigne isolane.

FESTA DI SANTA RESTITUTA A LACCO AMENO DI ISCHIA

festa di santa restitutaLa festa di Santa Restituta, santa patrona della diocesi di Ischia, si festeggia il 16, 17 e 18 Maggio a Lacco Ameno. In questo periodo dell’anno qui arrivano migliaia di fedeli e visitatori attratti dai festeggiamenti in onore di Santa Restituta. 

Proprio al centro di Lacco Ameno, nella piazza omonima, si erge il santuario di Santa Restituta.
La chiesa è a pianta rettangolare con navata unica. Ai lati ci sono dieci piccole cappelle arricchite da altari in pietra marmorea con quadri e statue di legno. La facciata della chiesa è di origine neoclassica e sul lato destro si erge il campanile (oggi nella torre hanno sede gli uffici comunali). Nei pressi della chiesa di Santa Restituta si trova un museo archeologico che merita di essere visitato.

STORIA DI SANTA RESTITUTA

Nel 304 d.C., in pieno periodo di feroci persecuzioni contro i cristiani scatenate dall’imperatore Diocleziano, la giovanissima Restituta, insieme a tanti correligionari, venne catturata nella cittadina africana di Biserta (localizzata oggi in Tunisia) e venne torturata per non aver voluto rinnegare la propria fede cristiana.

Le punizioni subite furono atroci: le conficcarono chiodi nei piedi, fu appesa per i suoi stessi capelli, venne flagellata e infine venne messa su una barca, che, intrisa di resina e pece, fu portata al largo e data alla fiamme quando Restituta era ancora viva. Secondo la leggenda il fuoco divampò sulla barca dei carnefici e lasciò illesa la giovane, che spirò per le sue ferite. Il suo corpo, custodito da un angelo, giunse intatto dall’Africa fino alla spiaggia di Lacco Ameno.
Avvertita una voce soprannaturale accorse Lucina, una isolana dalla fede cristiana, che seppellì il corpo della giovane Restituta, nel cui nome è racchiusa la sua storia “colei che fu restituita”. Da quel momento nacque il legame indissolubile e profondissimo fra questa terra e Santa Restituta.

Questa è la leggenda di Santa Restituta; in realtà, il culto iniziò alla fine del V sec. d.C., quando giunsero in Italia vescovi e fedeli fuggiti dal Nord Africa a causa della persecuzione del re vandalo Genserico, che aveva occupato la regione e intendeva annientare il cattolicesimo, in quanto di fede ariana. Nei luoghi dove gli esuli trovarono rifugio (Lacco Ameno, Napoli, Cagliari, Palermo e Corsica) nacque la devozione alla martire africana, Santa Restituta. Nei giorni dei festeggiamenti si può partecipare alla drammatizzazione del martirio, che va dalla fase del processo contro tutti i fedeli cristiani fino all’approdo del corpo della giovane Restituta sull’isola.

Questa messa in scena, molto suggestiva, viene rappresentata ogni anno sulla spiaggia di S. Montano di Lacco Ameno al tramonto. Qui avviene anche il rituale della vestizione della statua di Santa Restituta, che, poi, durante le giornate dedicate ai festeggiamenti in suo onore, viene issata su un baldacchino dorato e portata in processione via terra e via mare, in giro per l’isola.

All’interno della chiesa si custodisce una statua di Santa Restituta, che risale al settecento; nei giorni della festa patronale i devoti donano oro e argento, in segno di ringraziamento per le grazie ricevute, “vestendo” la statua della Santa. La cerimonia è pubblica.

FESTA DI SAN GIOVAN GIUSEPPE DELLA CROCE A ISCHIA

festa di san giovanni d'ischiaLa festa di San Giovan Giuseppe della Croce, molto sentita sull’isola, ha due date: quella religiosa cade il 5 marzo, giorno della morte del santo, mentre i festeggiamenti pubblici ricorrono la prima domenica di settembre. La festa di San Giovan Giuseppe della Croce si tiene a Ischia Ponte, quindi sul versante orientale dell’isola.

STORIA DI SAN GIOVAN GIUSEPPE DELLA CROCE

Carlo Gaetano Calosirto nacque il 15 agosto 1654, terzo di otto figli: la famiglia era agiata e abitava sul Castello, ma la madre fu colta dalle doglie nel paese e partorì in una modesta casetta, ancora oggi visitabile, con ripide scale tipiche di Ischia Ponte.

Studiò presso il convento dei padri Agostiniani e a 15 anni prese i voti, aderendo ai Francescani dell’ordine scaturito dalla riforma promossa da San Pietro d’Alcantara, spagnolo (per cui si chiamarono Alcantarini). Carlo Gaetano Calosirto promosse un’austera vita penitenziale con lo scopo di restaurare la povertà del francescanesimo primitivo, e scelse il nome di Giovanni Giuseppe della Croce.

A 20 anni l’Ordine lo mandò insieme ad alcuni confratelli a fondare un nuovo convento a Piedimonte d’Alife, e presto Giovanni Giuseppe ne divenne Padre guardiano.
Le sue capacità e la sua alta spiritualità lo resero una figura di primo piano della religiosità napoletana nel periodo della tarda Controriforma: ebbe l’incarico di dirigere 70 monasteri, e quando all’interno dell’Ordine ci fu una scissione fra la componente spagnola e quella italiana, Giovanni Giuseppe, nel 1702, fu eletto all’unanimità primo Provinciale dagli Alcantarini italiani e con questo ruolo intervenne negli ambiti della riforma dei costumi, della disciplina ecclesiastica e dell’osservanza della regola.
Dopo due anni, chiese di lasciare l’incarico per dedicarsi alle folle di derelitti e poverissimi di cui Napoli era traboccante. Fu guida spirituale di molti nobili napoletani, di Alfonso Maria de’ Liguori, anch’egli poi divenuto santo, e del filosofo Gian Battista Vico. Grande comunicatore e dotato di indubbio carisma, l’assoluta povertà in cui scelse di vivere (lo chiamavano il “Santo dalle cento pezze” perché indossò per tutta la vita il suo primo saio, che inevitabilmente fu più e più volte rammendato), le continue mortificazioni corporali, le estasi, il dono della profezia e le levitazioni, come i miracoli che gli attribuirono, fra cui quello della resurrezione del marchesino Gennaro Spada, lo fecero apparire ai contemporanei un santo già in vita.

Morì nel convento principale degli Alcantarini, quello di S. Lucia al Monte, a Napoli, nel 1734 e nel 1839 fu proclamato Santo ed è il Patrono dell’isola (insieme a S. Restituta) oltre che del comune di Ischia. Il corpo è stato custodito nel convento dove operò fino al 2003, quando il vescovo Padre Filippo Strofaldi riuscì a farlo tornare definitivamente a Ischia, dove è stato accolto nella chiesa di S. Antonio alla Mandra. 

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